
Faccio ancora molta fatica a parlarne, andare al cimitero é sempre un pianto e se mia morosa la cita mi si stringe il cuore e cerco di cambiare discorso e non far notare quello che sento.
Spesso dopo gli allenamenti rimango su un angoletto nascosto della casa tra le mi sofferenze, a volte piangendo, a volte no, isoltato degli eventali tentativi esterni di ripormi allegria.
É una cosa che devo fare, da solo a tutti i costi, è passato tanto tempo eppure è come se fosse ieri.
A volte sembra tutto così irreale. Nella mia testa c'è questo spazio vuoto che prima era occupato dalla sua figura di riferimento.
A mia madre piaceva una pianta bellissima che teneva in vaso. Non conosco il nome, ma di sicuro non ne ha importanza. A ottobre, casualmente quando lei compie gli anni, fà dei fiori grandissimi quanto circa 2 mani. Tempo fa mio padre ne ha mozzato una parte e me l'ha data da piantare in giardino, all'ingresso di casa.
Sta crescendo un sacco, é rigogliosa e bellissima e il profumo in questi giorni invade la casa.
É davvero l'unico ricordo che mi mette gioia, anche se é sempre condivisa con tanta tristezza.
Appena i fiori sono sbocciati numerosi ho scritto a mio papà un sms, settimana scorsa. Aver scoperto che riesce a leggerli e anche a rispondere, seppur magari sgrammaticato, mi permette di usarli come mezzo per dirgli certe cose. «Ciao papà, hai visto che sono sbocciati i fiori della pianta della mamma? Sono bellissimi. É proprio un ricordo bellissimo della mamma. Mi manca tanto. Baci, notte.»
Innaspettatamente mi ha risposto poco dopo: «Anahe a me tanto ciao baci ai picoli».
Commenti